Dopo il Mille: Tivoli e Subiaco tra Papato e Impero
In età medievale il Papato favorì i Monasteri di Subiaco, al fine di tenere sotto controllo Tivoli, che era invece appoggiato dagli Imperatori tedeschi. Le dispute tra Tivoli e Subiaco furono inevitabili e durarono a lungo.
di
Francesca Boldrighini (PARCO ARCHEOLOGICO DEL COLOSSEO)
Situazione nel sec. X
In epoca altomedievale il territorio sublacense era sotto il controllo della Chiesa, che aveva unificato i fondi lungo l’Aniene tra Tivoli e Subiaco, organizzandoli in una unità territoriale, compresa tra l’Aniene, i monti Ruffi e la valle del Giovenzano, nota come “Massa Giovenzana”.
Alla fine del X secolo, con lo sviluppo dei monasteri sublacensi, quest’area venne assegnata all’Abbazia di Subiaco, con atto di Gregorio V (997) e con successive conferme pontificie.
La politica espansionistica del Papato mirava a rafforzare i Monasteri per controllare il territorio e limitare il potere delle altre forze emergenti interessate alla regione, tra cui principalmente il comune di Tivoli. Questa politica venne promossa con particolare energia, alla metà del X secolo, da Alberico II, figlio della famosa Marozia, moglie, madre e amante di re, duchi e papi,
Importanza del Monastero di Santa Scolastica

Successivamente Subiaco e i vescovi tiburtini cercarono di mediare per tenere la situazione sotto controllo.
Tra i Monasteri sublacensi si era imposto quello di Santa Scolastica, affacciato sul dirupo creato dall’Aniene. A partire dal sec. X si può ricostruire per questo Monastero un graduale, ma costante aumento di potere territoriale e di conseguenza anche politico, fino a divenire il centro degli interessi del Papato per un territorio di rilevante importanza.
Inizio delle contese con Tivoli. Castello di Gerano
Già in questo periodo tuttavia, Subiaco, pur mantenendo un legame predominante con il Papato, doveva convivere con la presenza dell’autorità imperiale: ne conseguì che anche i rapporti tra Tivoli e Subiaco si intrecciano inevitabilmente per tutta l’età medievale con le accanite lotte tra Papato e Impero e tra Tivoli e Roma.
Le contese con Tivoli ed altri centri limitrofi per la supremazia territoriale portarono alla costruzione di “Rocche”, postazioni dominanti, fondamentali anche per il controllo della via Valeria, Rocche che rimasero attive come postazioni militari fino al XV-XVI secolo e svolsero un ruolo fondamentale nel corso del Medioevo.

La situazione rimase relativamente tranquilla fino al 1070, quando sorse la questione del castello di Gerano, che con il suo territorio costituiva il centro della Massa Giovenzana. Ne seguì una disputa, che si concluse con una sentenza di Papa Gregorio VII, che stabilì per il castello una sorta di condominio tra Tivoli e Subiaco. Ma Subiaco non accettò il compromesso e la disputa continuò a lungo con scontri giudiziari e militari.
Governo dell’Abate Giovanni VII
Per Subiaco il lungo governo dell’abate Giovanni VII (1060- 1120), membro della potente famiglia dei Crescenzi, segnò l’apogeo del Monastero, come conferma il Chronicon Sublacense, arrivando a dire che Giovanni, dopo San Benedetto, era l’unico benedetto da Dio. Questo Abate riconquistò molti dei Castra esistenti, tra cui Cervara, Marano, Gerano, Cerreto, Jenne, Pisoniano, Collalto, Arcinazzo, Affile; fortificò inoltre la rocca di Subiaco e organizzò una grande attività edilizia nell’Abbazia. Di lui ci resta solo la splendida torre campanaria, struttura imponente che doveva avere anche una funzione difensiva.

Giovanni VII dedicò anche molta cura alla vita culturale religiosa, acquistando libri sacri, incunaboli, pergamene, che costituiscono oggi un patrimonio importantissimo, ben organizzato e conosciuto in tutto il mondo.
Il Papato di Innocenzo III
Dopo Giovanni VII, Subiaco visse un periodo di alterne vicende; fino all’elezione di papa Innocenzo III (1198 – 1216), sotto il quale si rafforzò ulteriormente lo stretto legame con il Papato. Questo Papa, infatti, destinò Subiaco ad essere il punto di riferimento territoriale del suo programma teocratico di potenziamento; inoltre, si interessò attivamente anche del Sacro Speco, luogo che racchiudeva, nella povertà della sacra spelonca di San Benedetto, l’essenza della severa regola benedettina.

La visita di Innocenzo III fu importante per Subiaco e verosimilmente segnò il completamento dei lavori del chiostro, considerato il centro della vita monastica. Riferisce il Chronicon: “In quei giorni arrivò Papa Innocenzo III, che era proprio molto umile; santo e benigno venne al monastero con pochi cardinali, lo visitò, vi si fermò per diversi giorni, vi predicò e riformò il monastero”.

Tuttavia, si deve al più tardo abate Lando e alla su attività vivace, che si può attribuire il fervore edilizio del Monastero nel Duecento; non a caso anche nel Chronicon si dice che l’abate Lando “multa bona fecit”. è probabile che durante il suo governo si impostò anche la costruzione del Refettorio e del Dormitorio. La Chiesa gotica sostituì la chiesa del decimo secolo, e segnò la conclusione dei lavori duecenteschi.
Per Subiaco il XIV secolo fu difficile: i disastri naturali e il malgoverno di alcuni abati segnarono una fase di decadenza, aggravata dalla lotta tra i Colonna e i Caetani per il controllo delle proprietà monastiche. Inoltre, la Cattività Avignonese (1309-1377) privò l’abbazia del forte sostegno papale

L’attività nei monasteri sublacensi riprese sotto l’abate Bartolomeo II (1318-1343) e del successore Giovanni IX (1344-1348), i quali si dedicarono al recupero del territorio, dopo le distruzioni causate dai violenti e ripetuti terremoti (1298 -1348-1349).

Di Giovanni IX, le fonti ricordano la sua reputazione di studioso: vendette infatti tutti i suoi beni per avere la possibilità di acquistare libri. Tuttavia, anche se furono anni difficili e turbolenti, a Santa Scolastica lavori importanti furono effettuati nelle coperture e nella decorazione pittorica degli ambulacri del chiostro, di cui ci restano le famose Vedute di castelli. Il ciclo, su più livelli, raffigura un susseguirsi di case, chiese, campanili, torri e castelli, tra cui si distinguono gli stendardi rossi di Cervara con l’emblema del cervo e di Arcinazzo con il ponte a tre archi. Nel ciclo inferiore si distingue, e riveste particolare importanza per i rapporti con Tivoli, il castello identificato con l’iscrizione A(M)POLLONIS, cioè Empiglione. Tutti gli storici tiburtini riferiscono infatti, insieme alle lotte tra Papi e Imperatori, anche le continue beghe tra i tiburtini e gli abati per il possesso dei castelli. Il motivo ricorrente, come si è visto, risiedeva nel fatto che il territorio che inizialmente apparteneva ai vescovi tiburtini (Mensa di Tivoli), gradualmente, con una serie di concessioni papali, passò all’Abbazia di Subiaco, che nel sec. XI era già potentissima, avendo ottenuto molti dei castelli lungo l’Aniene.

Il castello Appollonio raffigurato ci ricorda un altro importante momento degli scontri tra Subiaco e Tivoli, avvenuti nel 1125, proprio per il possesso del castello di Empulum, detto Castello Appollonio, che era passato in proprietà di Subiaco. E che dopo alterne vicende, fu distrutto.
Anche se per lunghi periodi sopita, la rivalità tra Tivoli e Subiaco rimase viva nei secoli. Nel 1358, in uno scontro avvenuto tra le truppe di Tivoli e quelle dell’Abbazia di Subiaco, molti tiburtini furono fatti prigionieri e per liberarli fu pagato da Tivoli un forte riscatto. Il Mirzio, storico del XVII secolo, riferisce che con il denaro raccolto fu costruito a Subiaco il Ponte di S. Francesco, che è da considerare uno dei monumenti medievali più significativi della città. Con un’unica caratteristica arcata “a schiena d’asino” attraversa il fiume Aniene ed è posta all’ingresso di Subiaco, ricordo nei secoli di un episodio glorioso della storia cittadina.

Insieme a Santa Scolastica, il Sacro Speco, arroccato sul costone roccioso del Taleo, è l’altro famoso monastero sublacense, luogo di culto tra i più suggestivi e visitati d’Italia.
La prima grande trasformazione si ebbe tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, per volere diretto di Papa Innocenzo III, che con la bolla del 1202 concesse al Sacro Speco particolari privilegi.
La cappella di San Gregorio fu costruita in seguito e consacrata probabilmente nel 1224, alla presenza di Francesco d’Assisi, che in quel tempo si trovava a Subiaco.


Infine, nel punto più alto di Subiaco, costruita tra il 1073 e il 1077 dall’abate Giovanni V come struttura militare, si staglia la Rocca Abbaziale, lontana, ma posta dirimpetto al Monastero di Santa Scolastica, che fu dal Quattrocento residenza degli abati commendatari, tra cui Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI, per cui è detta anche Rocca dei Borgia. Qui nacquero infatti Lucrezia Borgia e suo fratello, il duca Valentino. L’imponente edificio sovrasta l’abitato, che sembra stendersi ai suoi piedi e accettare il potere assoluto rappresentato dalla sua mole imponente.

Bibliografia
La bibliografia di riferimento è raccolta nell’articolo di Francesca Boldrighini, Subiaco e Tivoli tra Papato e Impero, in ‘Tivoli Medievale, Una città da riscoprire’, Catalogo mostra a cura di M.A. Tomei con A. Tomei, Tivoli, 2024, pp. 139-150
