L’ACEA inghiotte l’intera sorgente del Pertuso.
Respinte le osservazioni di Italia Nostra e Legambiente a tutela di una delle più importanti sorgenti dell’Aniene
di
Carlo Boldrighini, Presidente di Italia nostra, sezione Tivoli e Valle dell’Aniene
La sorgente del Pertuso, il fiume Aniene e l’ACEA.
Attualmente la sorgente alimenta l’acquedotto del Simbrivio. Nel luglio scorso la Direzione Lavori Pubblici ed Infrastrutture della Regione Lazio ha dato pubblico avviso della richiesta da parte di ACEA A.T.O:2 di aggiungere 150 l/s (litri al secondo) alla captazione. Ora si sa, da ricerche compiute per conto della Regione, che la sorgente del Pertuso è essenziale per il deflusso vitale minimo (DMV) del fiume, cioè della portata minima che permette la sussistenza della vita biologica (biocenosi) acquatica e ripariale, quindi della biodiversità, ma anche della capacità di autodepurazione dagli inquinanti. Il problema nasce nel 2002, quando l’ACEA prende in gestione l’acquedotto del Simbrivio. Sulla base di una dichiarazione di «emergenza idrica» per l’area dei Castelli Romani, dichiarata dal governo, peraltro senza fornire dati, l’ACEA chiese di captare 360 l/s, fino ad allora usati dall’ENEL per la produzione idroelettrica, e quindi restituiti al fiume più a valle. A nulla valse l’opposizione del Parco dei Simbruini, sindaci e associazioni. L’ «emergenza idrica» fu poi più volte ripetuta negli anni seguenti, per captare una quantità aggiuntiva di 120-170 l/s.

Una soluzione ragionevole si ebbe con la nomina di una Commissione Tecnica, con autorevoli specialisti, da parte della Giunta regionale. Sulla base della relazione della Commissione, che indicava come il MDV fosse assente in più punti del fiume, fu emessa la Delibera della Giunta Regionale (DGR) n. 386 del 22/05/2009, che stabiliva di limitare il prelievo dl Pertuso ai 360 l/s, con una aggiunta limitata ad un massimo 240 l/s solo al verificarsi di emergenze. Si indicava inoltre che il prelievo della sorgente fosse considerato provvisorio, subordinato alla realizzazione di opere di miglioramento sugli acquedotti, come eliminazione delle perdite e interconnessione con l’acquedotto del Peschiera.
Le osservazioni di Italia Nostra e Legambiente
Il DGR del 2009 prevedeva anche un Comitato di Monitoraggio dell’Aniene, con rappresentanti della Regione Lazio, dell’ACEA, degli Enti locali e delle Associazioni, con il compito di monitorare la situazione. Ma la Regione ha impiegato 13 anni per convocare il Comitato: l’ha convocato tre volte nel 2022, dopodichè non se ne è saputo nulla. Non si sa quindi se sussista il MDV, né quali siano le portate e i prelievi.
Il DGR n. 386/2009 prevede la captazione aggiuntiva solo in situazione di emergenza, che nel luglio 2025 non c’era, quindi Italia Nostra (sezione Aniene) e Legambiente (Circolo di Tivoli) hanno presentato agli uffici regionali osservazioni in opposizione alla captazione aggiuntiva.
La risposta è arrivata con la pubblicazione della Determinazione 13 agosto 2025, n. G10640, pubblicata sul BUR il 28/08/2025. In merito all’assenza di una situazione di emergenza, il documento cita un Decreto del Presidente n. T00131 del 13/08/2025, con il quale si è provveduto, ai sensi della Legge regionale 26 febbraio 2014 n. 2, art. 15 comma 2, alla dichiarazione dello “stato di calamità naturale… e contestualmente si attiveranno le procedure per la richiesta di dichiarazione Stato di Emergenze presso il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale.
La risposta della Regione.
La risposta suscita varie perplessità. Il Decreto del Presidente n. T00131 è stato emesso in data 13/08/2025, dopo l’invio delle osservazioni, e quindi al momento della richiesta dell’ACEA l’emergenza non c’era. Su quali dati si basi il decreto non si sa, non siamo riusciti a leggere il documento. Ad una ricerca su Google si ottiene la risposta “non esiste un decreto con questo numero e data”. Forse il numero o la data sono sbagliati. Inoltre non è chiaro a cosa serva la dichiarazione di Stato d’Emergenza del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, che al momento della concessione della captazione non era stata nemmeno richiesta.
Ma a parte questi aspetti «formali», per così dire, la Determinazione G10640 ne presenta anche di più sorprendenti. Vi si legge infatti quanto segue.
“Qualora venisse rigettata l’istanza di aumento temporaneo della derivazione dalle sorgenti del Pertuso, le attuali previsioni di disponibilità dalle fonti inducono a ritenere che sarà necessario ricorrere a interventi di ottimizzazione delle pressioni notturne e a turnazioni della distribuzione idrica con sospensione orarie del servizio che impatteranno circa 600.000 abitanti.“
Una situazione drammatica che, come spesso nei problemi di fornitura idrica nel Lazio, viene presentata senza supporto di dati.
Dati e Statistiche
Fortunatamente qualche dato a disposizione del pubblico c’è, grazie all’Osservatorio Idrico, curato dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale (AUBAC). Il numero del settembre 2025 riporta portate e prelievi delle tre principali sorgenti dell’ATO2: il Peschiera, le Capore, e l’Acqua Marcia. Sono sorgenti alimentate dai grandi acquiferi dell’Appennino Centrale con portate stabili e poco sensibili a eventi stagionali, come mostra il grafico fornito dall’AUBAC per la sorgente del Peschiera, la più importante dell’ATO2.

Dai grafici si vede che il prelievo da queste tre sorgenti è circa di 16 mc/s, per cui, tenendo conto delle altre sorgenti, si può supporre che il prelievo totale medio del gestore ATO2 sia almeno di 20 mc/sec. Gli utenti dell’ATO2 sono, come risulta da Google Search, 3,7 milioni, per cui ogni utente disporrebbe di circa 470 litri al giorno (l/g), un dato molto superiore al consumo idropotabile pro capite di altri paesi europei: la Svezia ha 130 l/g, Belgio, Germania e Spagna anche meno (da Eurostat Water Statistics Agosto 2025). Vero è che gli acquedotti ACEA perdono acqua. Quanto, non si sa, ma l’osservatorio AUBAC dà una media di perdite del 51% per gli acquedotti del bacino (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo). Possiamo quindi assumere che le perdite degli acquedotti ATO2 siano almeno il 50%. Ma questo vuol sempre dire circa 235 l/g di acqua potabile per abitante, e non credo che gli italiani bevano e si lavino molto di più di Svedesi o Spagnoli. La differenza è nel fatto che nel territorio ATO2 si usa quasi esclusivamente acqua potabile per scopi come annaffiare giardini, lavare macchine, ed anche aerei e Hangar. E’ pressoché inesistente l’uso per questi scopi di acque reflue, come avviene in altri luoghi più civili, che seguono il Regolamento UE 741/2020 (Prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua.)
Osservazioni conclusive
Dai dati sopra elencati si deduce che la Determinazione G10640 con cui gli uffici regionali hanno respinto le nostre osservazioni afferma che la mancanza dei 150 l/s del Pertuso, che corrispondono allo 0,75% dei 20 mc/s di cui dispone, porterebbe al razionamento dell’acqua potabile per 600.000 utenti. Un’affermazione sconcertante, perché, se, come indicato dal DGR, si è realizzato il collegamento con l’acquedotto del Peschiera, si potrebbero prendere i 150 l/s da quella sorgente, che ha una portata 100 volte maggiore. Se invece il collegamento con il Peschiera ancora non c’è, c’è da porsi serie domande sulla gestione ATO2, che è costretta a razionare l’acqua a 600.000 utenti per la mancanza di flusso in entrata per meno dell’1% del totale, e non realizza un’opera utile e programmata da tempo, ma realizza invece il raddoppio degli acquedotti dell’Acqua Marcia e del Peschiera, degradando irreversibilmente chilometri di ambiente ripariale, quando l’acqua che ha a disposizione è fin troppa e ne perde la metà.
Alla luce di quanto sopra detto non ci può rallegrare la notizia, riportata nella stessa Determinazione G10640, che è ora l’ACEA, al posto dei competenti uffici regionali, a finanziare ed effettuare gli studi sul DMV, il regime idrologico, e a controllare i monitoraggi dello stato della biodiversità per la salvaguardia degli ecosistemi. L’ACEA è una Società per azioni a regime privatistico il cui scopo è economico, la realizzazione del massimo profitto, e non può quindi sostituirsi alle Istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’ambiente.
