Lo Styrax officinalis, straordinaria pianta dell’area tiburtina

Lo Styrax officinalis, straordinaria pianta dell’area tiburtina


Recenti ricerche svelano il mistero  dellorigine della pianta che costituisce un vero tesoro per i monti tiburtini.

Cosa è lo Styrax officinalis


Lo storace  (Styrax officinalis), unico rappresentante mediterraneo della famiglia tropicale delle Styracaceae, è un arbusto o piccolo albero (fino a 10 m di altezza) con bei fiori bianchi dal profumo delicato (foto 1 e 2), che sbocciano tra aprile e maggio. Il suo areale principale è nel Mediterraneo Orientale, ma nel territorio tiburtino, nell’area tra Tivoli, Guidonia-Montecelio, Sant’Angelo Roman, San Polo, Marcellina e Palombara, è molto diffuso e vitale, tanto che occupa in formazioni compatte i terreni percorsi dagli incendi (foto 3). Poi procedendo verso Nord lungo il pendio occidentale dei Monti Lucretili diventa sempre più scarso, fino alla via Salaria.  Nel resto d’Italia è del tutto assente, a parte  due piccole stazioni in Campania, a Mondragone e a Salerno, e qualche esemplare nei Castelli Romani.

Usi storici e valore officinale

Fiore Styrax officinalis, straordinaria pianta dell’area tiburtina


Questa pianta ha avuto in passato notevole importanza, come pianta mellifera (da cui il nome tiburtino «mellaina»), e soprattutto come pianta officinale. Nelle antiche farmacie non è raro vedere un vaso con la scritta «Styrax». Dagli esemplari arborei si estraeva una resina, o lattice, detto «calamita» perché rimaneva liquido ed era raccolto in «calami» (ricavati da canne), molto richiesto per uso igienico e medicinale.

Citazioni storiche

Lo storace ebbe notevole importanza a Tivoli, come riferiscono gli antichi autori.  Ne parla Antonio del Re (1550-1626?), socio dell’Accademia degli Agevoli,  fondata da Francesco Bandini Piccolomini, arcivescovo di Siena, trasferitosi a Tivoli dopo la fine della repubblica senese (1555), che afferma (1) :…per tutto il territorio (di Tivoli) naturalm(en)te, et senza opera d’huomo nasce un albero pretioso, et peculiare di quel paese, di modo che fuori del suo territorio, et quello di Monticelli, e di S(an)to Polo, nel cui territorio n’è di esso quantità grande, et in quello di S(an) Greg(ori)o non si trova, et  in S(an)to Polo, et Monticelli viene chiamata mella, … et da Tiburtini viene detta mellagine … cioè portatrice di mele (miele).

Arbusto in fiore. Styrax officinalis, straordinaria pianta dell’area tiburtina

Nel  Seicento,  lo Styrax officinalis è menzionato dal medico tiburtino Tommaso Neri nel suo libro De tyburtini aeris salubritate commentarius (Roma 1622), citando per le applicazioni mediche il famoso Mattioli (1501-1578), medico dell’imperatore Massimiliano. Ne parla anche il gesuita Athanasius Kircher,  eminente esponente della cultura romana del Seicento, che descrive in dettaglio la produzione della calamita a Tivoli.

Declino della produzione e rarefazione della pianta

Nell’Ottocento la produzione di Tivoli sembra cessata, e le  farmacie di Roma offrono solo  «calamita», proveniente dall’Oriente.   Gli autori dell’epoca affermano che lo Styrax officinalis di Tivoli non produce la resina,  ma è probabile che la produzione sia venuta meno per ragioni economiche o sociali, e gli esemplari arborei, che producono la resina, siano stati eliminati,  creando così la situazione attuale, in cui la pianta,  sottoposta a tagli per la legna, ridotta a siepe e periodicamente danneggiata dagli incendi, si presenta quasi esclusivamente in forma arbustiva. Gli esemplari arborei sono molto rari. Ce ne sono alcuni in buone condizioni sul Palatino a Roma, uno dei quali, negli Orti Farnesiani, è alto circa 8 metri: è documentata l’origine da Tivoli, da semi forniti dal cardinale di Hohenlohe, che nella seconda metà dell’Ottocento gestiva la Villa d’Este per conto dell’imperatore d’Austria.

Il valore ecologico e i dubbi sull’origine

La presenza dello Styrax officinalis è considerata un elemento importante della biodiversità del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, che ne ha fatto il suo logo (foto 4), e nella Riserva Naturale del Monte Catillo. Sulla sua possibile origine sono stati però sollevati molti dubbi. Il fatto che sia una pianta officinale di area orientale, ben nota nell’antichità (è menzionata anche nella Bibbia), ha portato a ritenere che sia stata importata, forse da Adriano per la sua villa, o nel Medioevo dai Crociati.

Le ricerche di Giuliano Montelucci

A questa questione dedicò molta attenzione Giuliano Montelucci, uno scienziato del centro ricerche dell’aeroporto di Guidonia, che fu anche un insigne botanico. Le sue ricerche, a cominciare da un articolo del 1946 (2) , da cui riportiamo la cartina della diffusione dello storace (foto 5) hanno dato un contributo decisivo alla conoscenza dello storace ed alla creazione del Parco dei Monti Lucretili e della Riserva del Monte Catillo.  Montelucci notò che nel territorio tiburtino-sabino la pianta si trova in formazioni con specie caratteristiche dei Balcani: cioè la flora locale  presenta un’importante «componente orientale». Con l’aiuto di dati meteorologici  forniti dal gen. Edmondo Bernacca (il «Colonnello Bernacca» delle previsioni del tempo in TV), si vide che la nostra zona è spesso interessata da estensioni delle condizioni meteorologiche dei Balcani.

Studio genetico e origine autoctona

Styrax officinalis, straordinaria pianta dell’area tiburtina
Riserva del M. Catillo: formazioni di Styrax o. emergono dopo l’incendio

La questione dell’origine del nostro Styrax officinalis  è stata risolta solo qualche anno fa da un esteso studio genetico, che ha coinvolto scienziati europei e giapponesi  (3). I risultati mostrano che la distanza genetica tra le nostre piante e quelle balcaniche è troppo grande per essere dovuta ad una separazione di solo qualche migliaio di anni. Lo Styrax officinalis di Tivoli è quindi una pianta autoctona,  probabilmente un relitto della flora interglaciale passato indenne attraverso l’ultima glaciazione. Restano comunque da spiegare altre stranezze della nostra pianta. Per esempio, come mai sia diffusa entro confini così rigidi, che negli ultimi cento anni non sono minimamente cambiati, ed è ancora valido quanto diceva Antonio del Re, a San Gregorio non si trova.

Il miele di Styrax e la speranza di ripresa

Per quanto riguarda il miele di Styrax, che in passato godeva di grande fama, ora potrebbe rientrare in commercio grazie ad un socio di Italia Nostra, appassionato apicultore, che è riuscito ad ottenere dal ministero competente la certificazione su base organolettica.   Purtroppo c’è stata qualche produzione in passato, ma ora sembra cessata. E’ sperabile che possa essere ripresa.

Logo del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili

Appello finale

Concludo con un appello a chi amministra il Parco dei Lucretili e la Riserva del Monte Catillo. E’ sorprendente che nei luoghi che hanno visto nascere, con l’Accademia dei Lincei, la botanica moderna, non ci sia un orto botanico, e nemmeno un giardino in cui sia possibile vedere un bell’albero di Styrax officinalis in fiore. Non sono iniziative costose, basta un po’ di buona volontà.

5. Areale dello Styrax o. riportato nell’articolo [2]


Carlo Boldrighini, presidente della sezione Aniene di Italia Nostra

Note.

1. Antonio del Re: Delle Antichità Tiburtine, a cura di Roberto Borgia, Libreria Editrice Tiburtina (2023)

2. DOI: 10.1080/11263504609440990

3. https://www.youtube.com/watch)v=DFZa1b24SH0.

Foto.

1. Fiore.

2. Arbusto in fiore.

3. Riserva del M. Catillo: formazioni di Styrax o. emergono dopo l’incendio

4. Logo del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili

5. Areale dello Styrax o. riportato nell’articolo [2]

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Redazione

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