Visit Tivoli, dall’associazione Tivoli Host critiche al nuovo sito

Visit Tivoli, dall’associazione Tivoli Host critiche al nuovo sito

Tivoli Host, associazione tiburtina che raccoglie operatori dell’accoglienza turistica e dell’home sharing, in una nota ha evidenziato delle critiche al nuovo portale turistico del Comune di Tivoli, Visit Tivoli.

La nota di Tivoli Host

 Nella città dell’acqua, delle ville e ora anche delle gaffe digitali, il Comune ha lanciato con orgoglio il portale turistico ufficiale: www.visit-tivoli.it. Una vetrina per raccontare bellezze, eventi, itinerari e – giustamente – dove dormire. Fin qui, tutto bene. Anzi, benissimo. Se non fosse che la sezione dedicata alle strutture ricettive sembra più il risultato di una sbirciatina frettolosa agli archivi comunali che un accurato lavoro di promozione turistica.

Sotto la voce “Dove dormire”, sono apparsi indirizzi, recapiti e nomi delle strutture presenti sul territorio. Tutto molto dettagliato… forse troppo, con buona pace della privacy prevista nel Regolamento Europeo GDPR. Il nuovo sito poteva e doveva essere l’occasione per adeguare i contenuti alle norme vigenti, chiedendo l’autorizzazione ai titolari delle strutture ricettive e aggiornando i tanti dati obsoleti. 

In molti casi i dati riportati non corrispondono affatto a quelli utilizzati dalle strutture per la loro promozione commerciale. E così, invece di una bella vetrina digitale per attrarre turisti, si rischia di fare una pessima figura e pure di creare qualche danno economico e d’immagine a chi lavora seriamente nel settore.

Ma la ciliegina sulla torta è un’altra: niente codici identificativi CIN o CIR. Eppure la legge (DL 145/2023, per i più curiosi) è chiara come l’acqua delle cascate di Villa Gregoriana: ogni annuncio online deve riportare il codice identificativo della struttura, perché serve a garantire trasparenza, tutela del consumatore e lotta all’abusivismo. Non è un vezzo burocratico, è legge. E, tanto per essere chiari, le sanzioni previste non sono proprio simboliche: si parte da 500 euro fino a 5.000 per ogni struttura.

I dati aggiornati peraltro sono pronti e disponibili sul portale del ministero del turismo, facilmente acquisibili dagli enti locali e contengono l’elenco delle strutture per le quali può essere fatta promozione on line.

A segnalare l’“incidente” è stata l’Associazione Host di Tivoli e Valle dell’Aniene APS, che rappresenta oltre 50 strutture ricettive tra Tivoli e dintorni. Lo ha fatto con una PEC puntuale e dettagliata, chiedendo la rettifica immediata delle informazioni pubblicate e il rispetto delle normative vigenti. Perché la promozione turistica è una cosa seria e va fatta bene, non a colpi di copia-incolla da vecchie pratiche d’ufficio.

E non è nemmeno la prima volta che succede. Sì, perché errori di questo tipo non sono affatto una novità da queste parti. E la cosa più sconcertante è che basterebbe davvero poco per evitarli: un confronto, una riunione, persino una telefonata con gli operatori turistici del territorio, che hanno sempre dimostrato piena e completa disponibilità al dialogo e alla collaborazione. Disponibilità, purtroppo, incomprensibilmente ignorata dall’Ente, che continua a muoversi in solitaria, col pilota automatico e il GPS staccato.

Insomma, l’intenzione sarà stata anche lodevole, ma il risultato ricorda più una di quelle commedie all’italiana dove tutto si fa con entusiasmo e poco metodo. Speriamo solo che si corregga il tiro in fretta, perché Tivoli merita un turismo organizzato e rispettoso – di chi arriva e di chi ospita.

Nel frattempo, qualcuno nel Palazzo forse dovrebbe iniziare a leggere le norme prima di mettersi a fare il webmaster…

Vidyati anche questi

Fulvio Ventura

Giornalista, social media manager, mobile journalist, papà, rugbista, scout e volontario di protezione civile. Nel campo lavorativo, le parole sono la mia passione e la mia professione. Che siano scritte, speakerate o riprese, poco importa. Ho scelto di vivere raccontando fatti, esperienze, emozioni. Dalle parole stampate sulla carta a quelle pubblicate in digitale. Dalle immagini fotografate su pellicola al mobile journalism, il tempo – più di vent’anni – ha cambiato gli strumenti, ma non la passione.