Franco Marcoaldi: Un’Esplorazione Essenziale del Quotidiano

Conosciamo meglio Franco Marcoaldi, poeta e scrittore nato a Guidonia Montecelio, è collaboratore del quotidiano la Repubblica e autore di testi in prosa
Di Antonio Picarazzi
Franco Marcoaldi, poeta e scrittore nato a Guidonia Montecelio nel 1955, si è affermato come una voce singolare e profondamente incisiva nel panorama letterario italiano contemporaneo. La sua opera poetica, caratterizzata da una marcata essenzialità stilistica e da un’acuta osservazione del reale, disvela la poesia intrinseca nel quotidiano e nel mondo naturale, con una sensibilità che spazia dalla delicata ironia alla profonda riflessione esistenziale. Collabora con la Repubblica ed è attivo nel mondo editoriale. Nei suoi testi unisce sguardo critico e ironico alla quotidianità. Vive a Orbetello. Nel 2024 ha pubblicato I cani sciolti. Comunità di solitari.

A mosca cieca
Il suo percorso poetico inizia con “A mosca cieca” (Garzanti, 1992), una raccolta che già prefigura i tratti distintivi della sua scrittura: versi brevi, immagini nitide e un linguaggio scarno che mira all’essenziale, lasciando al lettore uno spazio attivo per la risonanza emotiva e l’interpretazione. In questi primi lavori, Marcoaldi si concentra spesso su frammenti di realtà colti nella loro immediatezza, rivelando epifanie silenziose e pensieri fulminei.
Le raccolte successive
Le raccolte successive, “Il mondo sia lodato” (Einaudi, 2000) e “La stazione celeste” (Einaudi, 2003), ampliano lo sguardo verso il paesaggio e gli oggetti del quotidiano, elevandoli a simboli di una condizione umana fragile e transitoria. In “Il mondo sia lodato”, la natura, osservata con una precisione quasi contemplativa, diviene un interlocutore privilegiato per meditare sul tempo e sulla precarietà dell’esistenza. “La stazione celeste”, con la sua atmosfera sospesa e i suoi accenni narrativi, esplora i temi del viaggio, dell’attesa e della ricerca di senso.

Animali in versi. Un nuovo canzoniere
Un punto di svolta significativo nella sua produzione è rappresentato da “Animali in versi. Un nuovo canzoniere” (Einaudi, 2022). In quest’opera, Marcoaldi dedica una serie di brevi componimenti al mondo animale, cogliendo con uno sguardo ora affettuoso, ora ironico, ora profondamente empatico, le peculiarità di ogni creatura. Questi “ritratti” zoomorfici si trasformano in allegorie delle dinamiche umane, delle nostre paure, delle nostre gioie e della nostra intrinseca connessione con il vivente.

La poesia
All’interno di questa raccolta si trova la poesia “Le cicale e il grido del cielo”:
Le cicale e il grido del cielo
Sei la colonna sonora dell’estate
però non ti ho mai vista in faccia.
Pratichi il mimetismo e se qualcuno
si avvicina al tuo ricovero
taci di colpo, per sottrargli traccia.
Il tuo rumore è rauco, lento,
cadenzato; quasi raspassi il sole
in un giorno ideale da bucato.
Ché appena arriva l’ombra
il tuo tamburo ammutolisce,
le lamine vibranti giacciono inerti:
il paesaggio non respira più,
grido del cielo che svanisce.
Quella sgradita sinfonia
che sgorgava dalla terra screpolata
martellando il cervello
nell’ora più accaldata,
ora mi manca. Il tuo silenzio
pare un avvertimento:
l’ombra ha trionfato sulla luce
e si riaffaccia lo sgomento.
In questi versi, Marcoaldi cattura l’essenza elusiva della cicala attraverso la sua inconfondibile sonorità estiva. L’animale, invisibile ma onnipresente, diviene simbolo di una stagione e, al contempo, di una presenza che si manifesta solo attraverso il suono. Il contrasto tra il frinire assordante sotto il sole e il silenzio improvviso con l’arrivo dell’ombra carica la poesia di una sottile inquietudine, trasformando la mancanza di quel “grido sgradito” in un presagio di oscurità e sgomento. La poesia trascende la semplice descrizione naturalistica per toccare temi più ampi come la presenza/assenza, il rumore/silenzio e il ciclo della vita e della morte.
Maestro dell’essenzialità e della sottrazione
Anche nella sua raccolta successiva, “Tutto qui” (Einaudi, 2017), Marcoaldi prosegue la sua esplorazione del quotidiano con una precisione stilistica che sa cogliere l’inatteso e il significativo nel banale. I brevi componimenti si concentrano su dettagli minimi, su pensieri fugaci, su epifanie silenziose che rivelano la poesia nascosta nelle pieghe dell’ordinario.
La sua provenienza da un contesto come Guidonia Montecelio, una realtà urbana in bilico tra la città e la campagna, potrebbe aver influenzato la sua attenzione verso le voci e i paesaggi marginali, trasformando la periferia in un fertile terreno di osservazione poetica.
Franco Marcoaldi si conferma come un maestro dell’essenzialità e della sottrazione, un poeta capace di distillare profonde verità umane dall’osservazione acuta e partecipe del mondo che lo circonda. La sua opera, pur nella sua concisione stilistica, offre al lettore un’esperienza di lettura intensa e ricca di risonanze, invitandolo a riscoprire la poesia che si cela nell’effimero e nella discrezione del quotidiano e del vivente.